Si è concluso il progetto PUOI: la sinergia tra le realtà del territorio per l’inserimento socio-lavorativo delle persone migranti

Copertina si è concluso il Progetto PUOI - mani che si uniscono al centro simboleggiando la cooperazione e la solidarietà

Si è concluso il progetto PUOI: la sinergia tra le realtà del territorio per l’inserimento socio-lavorativo delle persone migranti

Tra pianificazione, gestione e chiusura le fasi che compongono un progetto sono molte. Negli aspetti tecnici e organizzativi, umani e relazionali, ciascun momento va seguito con la dovuta attenzione, perché presi nel loro insieme definiscono l’efficacia di un percorso. E poi, concluso il progetto, è bene non dimenticare l’ultima e fondamentale fase, ovvero osservare il percorso nella sua complessità, per analizzare gli approcci utilizzati e tracciare nuove traiettorie.

Alcune settimane fa si è concluso il Progetto PUOI; quale migliore occasione per fare un bilancio?

 

Il PUOI è un progetto articolato, che si fonda sulla collaborazione tra diverse realtà e affronta molteplici dimensioni umane e sociali. Per comprendere le caratteristiche e le dinamiche che lo regolano, ci affidiamo a Benedetta che per Job Centre si è occupata della progettazione e del coordinamento della fase di avvio del progetto, poi gestito nelle sue attività da Martina e Stefania.

D: In cosa consiste il Progetto PUOI? Chi coinvolge e a chi si rivolge?

PUOI” è l’acronimo di Protezione Unita a Obiettivo Integrazione, ed è un progetto promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e realizzato da Anpal Servizi Spa nell’ambito del Programma Operativo Nazionale “Inclusione” FSE 2014 – 2020.

Il PUOI si rivolge a richiedenti e titolari di protezione internazionale e a possessori di altri titoli speciali di soggiorno, per proporre loro una serie di percorsi personalizzati e favorirne l’inclusione sociale e lavorativa. In pratica, si concretizza in percorsi personalizzati di orientamento, accompagnamento al lavoro ed esperienze di tirocinio. Tutte queste attività sono rese possibili dalla collaborazione di diversi attori, ovvero gli operatori del mercato del lavoro, sia pubblici che privati, la rete dell’accoglienza e le aziende del territorio.

Vorrei specificare che il PUOI non è un’iniziativa isolata, infatti negli ultimi anni sono stati proposti diversi progetti volti a supportare le persone migranti nel loro inserimento socio-lavorativo, come ad esempio quelli finanziati dai fondi FAMI (Fondo Asilo – Migrazione e Integrazione).

D: Cosa rende iniziative come il PUOI importanti nel favorire l’inclusione socio-lavorativa dei migranti?

C’è un aspetto che potrebbe passare inosservato, ma che invece riveste un ruolo chiave in progettualità di questo tipo: le iniziative come il PUOI e le loro diverse attività permettono alle persone migranti di entrare a contatto con il mondo del lavoro italiano regolare, spesso per la prima volta.

Attraverso l’Orientamento al lavoro, che è uno degli interventi più importanti, le persone coinvolte conoscono e comprendono i meccanismi del mondo del lavoro: parliamo dell’iscrizione al Centro per l’Impiego, gli strumenti e le iniziative di Politica Attiva, le opportunità finanziate alle quali possono accedere, la contrattualistica – e tanto altro ancora. Acquisendo nuova consapevolezza rispetto al contesto socio-lavorativo, queste persone possono immaginare opportunità alternative e iniziare a progettare il proprio futuro, traducendo le proprie ambizioni in azioni coerenti. Da questa base possono individuare e superare gli ostacoli, adattarsi alle difficoltà e reinventarsi nel nuovo ambiente, valorizzando le proprie risorse.

Il percorso è lungo e deve rispondere a esigenze diverse; la presa in carico della persona deve considerarne la complessità e la multidimensionalità: per questo è necessario attivare servizi e strumenti specifici e qualificati, cosa che è resa possibile solo attraverso la collaborazione tra realtà pubbliche e private del territorio.

D: Questa collaborazione tra realtà diverse ha contribuito anche al successo del progetto PUOI?

Esatto: sin dalla fase di progettazione abbiamo collaborato con cooperative sociali e onlus che si occupano della prima e seconda accoglienza, il Centro per l’Impiego, Veneto Lavoro, il CPIA di Padova (e non solo), la Caritas di Rovigo e alcuni Enti pubblici come il Comune e la Prefettura di Padova. Insieme a questa rete di realtà diverse, abbiamo individuato i beneficiari da coinvolgere, definito il percorso socio -lavorativo da intraprendere e coinvolto le realtà aziendali in cui poi sono state inserite le persone beneficiarie della misura.

Queste sinergie derivano da relazioni che abbiamo potuto instaurare e rafforzare grazie ad altre progettualità sviluppate assieme, come ad esempio il progetto CIVIS VI, finanziato dal fondo FAMI – a cui accennavo prima.

In queste iniziative, infatti, la collaborazione tra realtà e organizzazioni pubbliche e private acquista un valore che va al di là del singolo progetto, ma che si rinforza esperienza dopo esperienza, diventando sempre più efficiente nella sua capacità di rispondere in maniera puntuale alle esigenze delle persone alle quali si rivolge.

D: Quali risvolti può avere un progetto di supporto all’inserimento socio-lavorativo?

Giovani di diverse etnie sorridenti che guardano lo schermo di un computerCi sono principalmente due casi: da un lato i risultati immediatamente riconoscibili, ad esempio nel caso in cui al termine del tirocinio l’azienda decide di confermare le risorse con un contratto, come è successo diverse volte; lì, il progetto conquista l’obiettivo di avvicinare persone competenti e altamente motivate ad aziende che hanno un fabbisogno occupazionale. Dall’altro lato ci sono i risultati “a medio termine”, ovvero quando le persone maturano una vera e propria autonomia di progettazione del proprio percorso rispetto al mercato del lavoro, quindi possono portare avanti una ricerca del lavoro oppure approfondire opportunità finanziate di inserimento lavorativo autonomamente. Questo secondo caso è quello di F., la cui storia è emblematica del valore che questi progetti e le relazioni tra Enti ed associazioni possono avere per favorire l’inclusione socio-lavorativa delle persone migranti.

F. è una giovane donna nigeriana arrivata in Italia nel 2016. Tramite la Caritas di Rovigo, l’anno scorso conosce l’opportunità del progetto CIVIS VI, gestito da Job Centre nelle attività di orientamento al lavoro, e si iscrive. Durante il progetto, F. ha modo di comprendere il funzionamento degli strumenti di politica attiva e, terminato il CIVIS VI, decide di proseguire il percorso di inserimento socio-lavorativo partecipando al Progetto PUOI, grazie al quale viene inserita come tirocinante in un’importante realtà dolciaria veneta.

Grazie al PUOI, F. ha fatto una prima esperienza lavorativa in Italia ma, soprattutto, ha potuto acquisire fiducia in sé stessa e nelle proprie capacità: al termine del tirocinio ha avuto l’intraprendenza di iniziare autonomamente la ricerca del lavoro, un lavoro che ha trovato e che tutt’ora svolge.

Il traguardo, qui, non si misura sulle competenze che F. ha acquisito, perché sono abilità che in parte già possedeva. La sfida consisteva nel permetterle di sviluppare la sicurezza di sé necessaria a proporsi alle aziende, un processo che riguardava la sua sfera personale, ma richiedeva anche di prendere confidenza con il contesto lavorativo esterno. Gli interventi che si sono susseguiti nel corso delle diverse progettualità le hanno permesso di sviluppare autonomia e, finalmente, di trovare la meritata indipendenza – anche economica.

I progetti di inserimento socio-lavorativo, quindi, non hanno un obiettivo univoco, ma rispondono a una serie di esigenze molto complesse, alle quali è possibile far fronte adottando una prospettiva che valorizzi la rete e le relazioni tra realtà attive sul territorio.

 

 

loghi istituzionali progetto PUOI - UE, PON, ANPAL, Ministero del Lavoro, Job Centre

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