Eredi Colombo: l’innovazione di una strategia data driven per diffondere la tradizione del tessuto made in Italy

Carlo e Mario Colombo camminano su un prato; alle spalle la sede di Eredi Colombo.

Eredi Colombo: l’innovazione di una strategia data driven per diffondere la tradizione del tessuto made in Italy

Carlo e Mario Colombo camminano su un prato; alle spalle la sede di Eredi Colombo.Loghi 497-2021

La nostra storia inizia nel 1895 e ci vede mutare ed evolvere lungo un percorso di 130 anni: siamo stati prima filanda di seta e, quando le traiettorie dei mercati hanno portato la produzione del pregiato filato all’estero, ci siamo trasformati in tessitura, grazie all’acquisto di quelli che al tempo erano innovativi telai a mano. Erano gli anni Cinquanta e da allora ci impegniamo a proporre ai nostri clienti tessuti e accessori di elevata qualità, frutto di ricerca costante e dell’utilizzo di materie prime di eccellenza.

 

Eredi Colombo è gestita da Mario e Carlo Colombo: due fratelli imprenditori alla guida di un’azienda il cui approccio, ormai da quattro generazioni, si caratterizza per l’attenzione simultanea a innovazione e tradizione. A giugno 2021 Mario e Carlo Colombo hanno deciso di aderire con la propria azienda al progetto di Job Centre “L2 – Data & Marketing Innovation Plan”, partecipando a interventi finanziati di formazione e consulenza per introdurre all’interno della strategia di marketing la raccolta, l’analisi e l’interpretazione dei dati.
Al termine del progetto incontriamo Mario Colombo e ripercorriamo assieme il percorso svolto.

Mario e Carlo Colombo con elementi che richiamano la tessitura con telaio a mano e la sartoria
Mario e Carlo Colombo

D: Dott. Colombo, in che modo il processo di raccolta e valorizzazione dei dati si interseca con la tradizione tessile che la vostra azienda propone nei suoi prodotti?

Eredi Colombo ha una lunga e consistente tradizione, che però si è modellata su diversi cambiamenti ed evoluzioni. Siamo nati come filanda e dopo cinquant’anni ci siamo convertiti in tessitura; così, abbiamo iniziato a produrre accessori come berretti, sciarpe e coperte e un po’ per volta ci siamo aperti al commercio nazionale. Negli anni seguenti, alla tecnologia artigianale del telaio a mano, abbiamo prima affiancato e poi sostituito quella più innovativa delle macchine da maglieria, efficientando il processo.

Poi, circa dieci anni fa, abbiamo reintrodotto i vecchi telai a mano, che per noi sono l’emblema della tradizione e della cura che è necessaria quando si crea un prodotto di qualità.

Da questa scelta è scaturita anche una trasformazione del brand, che è andato a differenziarsi tra Nicki Colombo per la produzione di accessori e La Colombina per la tessitura a mano.

E oggi, infine, siamo di nuovo di fronte ad evidenti cambiamenti, introdotti prima dalla pandemia da Covid-19 e ora dalla crisi delle materie prime, messa in moto dai recenti sviluppi geopolitici. Siamo sempre in movimento: attrezzarsi con nuove competenze ci permette di comprendere meglio il contesto e rispondere di conseguenza, mantenendo al centro il nostro desiderio di crescere e di trasmettere il valore del nostro settore a una platea di persone sempre più ampia.

Abbiamo saputo del progetto di Job Centre che proponeva iniziative specifiche che consentivano di andare in profondità e, talvolta, di lavorare direttamente sulla propria organizzazione – e abbiamo deciso di partecipare.

D: Come si è strutturato il percorso che avete seguito? Quante persone e ruoli sono stati coinvolti?

Siamo stati coinvolti mio fratello Carlo ed io, e le nostre collaboratrici Chiara, che si occupa di design e ricerca, e Marisa, dell’amministrazione. In poco meno di 90 ore distribuite su 6 mesi, abbiamo seguito diversi interventi: un corso di Data Literacy per imparare a identificare le informazioni di valore strategico all’interno di un dataset utilizzando Microsoft Excel, e poi un altro intervento per impostare una strategia di marketing finalizzata al lancio di un nuovo prodotto, attraverso lo studio di case histories. Infine, assieme ad un consulente esperto abbiamo lavorato al nostro business plan, anche applicando le nuove competenze apprese durante i corsi.

Degli interventi abbiamo apprezzato l’approccio umano, pratico oltre che scientifico: non è stata solo teoria, anzi spesso la teoria è stata estratta dalla pratica – un metodo per noi molto valido, perché abbiamo potuto utilizzarlo immediatamente.

D: Quali risultati avete raggiunto attraverso il percorso di formazione e consulenza?

Ho potuto integrare nuovi metodi e approcci ad attività che svolgo da diverso tempo, come l’analisi del prodotto e del mercato. In più, aver imparato ad utilizzare le funzionalità avanzate di Excel mi è utile a livello trasversale, essendo un software che uso per diverse cose.

Insomma, il progetto è stata un’opportunità per aggiungere al nostro ragionamento strategico l’analisi dei dati, che ci ha permesso di ricavare informazioni preziose sia per il contesto interno che per quello esterno.

Dettaglio di lavorazione con telaio a mano

D: Quali crede che saranno le sfide con le quali il settore tessile si scontrerà in futuro? In che modo le aziende possono rispondere alle nuove richieste del mercato?

Credo che la sfida principale sarà quella relativa all’educazione sul prodotto di qualità. Da diversi anni l’acquisto di abbigliamento si è polarizzato: da un lato c’è il fast fashion e dall’altro un prodotto di lusso diventato ormai inaccessibile a molti. Allo stesso tempo, sembra che il prodotto italiano venga stimato più per la sua componente creativa che per la garanzia di qualità che il made in Italy ha sempre assicurato. Questa è la sfida: riuscire a raccontare la qualità, oltre che l’estetica, per educare le persone all’acquisto consapevole, al trattamento adeguato del tessuto e alla sua valorizzazione, in contrasto con il consumo “usa e getta” indotto dal fast fashion. Per farlo, però, è necessario trovare nuovi modi per entrare in contatto con il cliente finale, oltre che contenere i prezzi e rendere il prodotto più accessibile. Si tratta quindi di trovare il modo per attirare l’attenzione del pubblico, che è già frastornato dalle voci di tutti gli altri brand; e, al contempo, di riuscire ad abbassare il prezzo del prodotto, facendo fronte però all’aumento dei costi di produzione.

Appunto, non è facile, ma sfruttare occasioni di formazione e consulenza permette di acquisire nuovi strumenti che poi, combinati tra loro, possono aiutarci a trovare le soluzioni che magari oggi non riusciamo a vedere.

 

Il Progetto L2 – DATA & MARKETING INNOVATION PLAN è stato approvato nell’ambito della DGR n. 497del 20/04/2021 “ALLENIAMOCI AL FUTURO – Nuove competenze per il lavoro che cambia”, Cod. 3708-0001-497-2021, Approvato con D.D.R. n 1123/2021.

Loghi 497-2021

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